La rivincita
di Bashkim Shehu

Traduzione di Paolo Rago
Si esce mai davvero di prigione? O meglio, dove inizia la prigione? Nell’Albania totalitaria della seconda metà del XX secolo raccontata ne La rivincita, l’esistenza di Aleks Krasta, condannato senza conoscerne i motivi come “traditore della patria”, si fa testimonianza per tanti altri che hanno “un libro intero da raccontare”.
Divorato dall’ombra del padre, un membro autorevole dell’apparato statale, e vinto dalla sventura, Aleks arriva a conoscere tutti i gradi di una vera e propria discesa agli inferi. Lo accompagna il suo unico amico, il narratore, il suo doppio, che raccoglie la storia della sua vita.
La colpevolezza onnipresente (che accosta l’eroe a K. di Kafka), le torture inflitte ai francescani di Shkodra, la donna amata divenuta illusione… il mondo offre come sola via d’uscita la vertigine interiore, quel gioco in cui bisogna essere personaggio, regista e spettatore.
Con uno stupefacente controllo nella costruzione del racconto, Bashkim Shehu elabora un’originale scrittura del carcere che procede alla cieca nel labirinto dei ricordi seguendo il filo di una speranza: che sia fatta giustizia.
Bashkim Shehu è uno scrittore albanese che vive a Barcellona, in Spagna.
Bashkim Shehu è uno degli autori più prolifici e interessanti della diaspora albanese. Figlio di Mehmet Shehu, per molti anni vice di Enver Hoxha e poi vittima della sua paranoia, Bashkim è un intellettuale timido ma affabile, che nasconde dietro un’immagine schiva ...intervista su Mangialibri
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