L’Italia che sognava Enver

Partigiani, comunisti, marxisti-leninisti: gli amici italiani dell’Albania Popolare (1943-1976)

L’Italia che sognava Enver
di Nicola Pedrazzi

Nicola Pedrazzi si è avvalso, per la parte albanese, delle fonti archivistiche presso l’Archivio Centrale dello Stato Albanese di Tirana e – in Italia – dell’Archivio Storico-Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri a Roma.

Sempre per la parte albanese ha consultato una coerente letteratura di regime: da un lato gli scritti di Enver Hoxha ed i testi dell’Istituto di Studi Marxisti-Leninisti; dall’altro la pubblicistica ufficiale (il quotidiano “Zëri i popullit”, organo di stampa del PPSH, “Zëri i Rinisë”, “Puna”, “Mësuesi”, etc, tutti conservati presso la Biblioteca Nazionale di Tirana.

Se nel fronte albanese le fonti sono riconducibili ad un ordine monolitico, il lato italiano della ricerca – afferma l’A. – possiede un carattere polifonico e multilivello. Oltre all’Archivio del MAE e all’Archivio Centrale dello Stato, sono stati consultati gli Archivi della Fondazione Basso, dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, di quello dell’Emilia e – di particolare importanza – quello dell’Associazione “Bashkim Kulturor Arbëresh” di Spezzano Albanese che, unico in Italia, custodisce le collezioni complete di tutte le riviste italiane dell’area marxista-leninista.

Leggi la recensione del direttore responsabile di Albania News, Franco Tagliarini

Acquista ora!

Presentazione del libro

Durante la guerra fredda, negli anni in cui i governi d’Italia e d’Albania riducevano ai minimi storici i loro contatti formali, la «Sinistra italiana» fu erede, custode e prosecutrice dell’inesauribile legame italo-albanese.

Se l’antifascismo non bastò ad appianare due visioni antitetiche del mondo comunista – quella monocentrica di un dittatore dell’Est, quella policentrica di Togliatti, fautore della «via nazionale» – lo stalinismo a oltranza rivendicato da Enver Hoxha trasformò l’Albania definita da Mao «faro del socialismo in Europa» in una sorta di laboratorio politico visitabile.

Dalla fine degli anni Sessanta, i litigiosi movimenti marxisti-leninisti coagulatisi alla sinistra del PCI «revisionista» cercarono di appropriarsi della narrazione italo-albanese, recuperando il comune ricordo resistenziale e promuovendo il rigido parallelo Cina-Albania. Dagli archivi di Tirana emerge così un aspetto inedito dell’Albania Popolare: ovvero la sua «apertura».

L’ortodossia enveriana che isolò il paese dall’Occidente capitalista privandolo al contempo della guida sovietica, inserì il piccolo stato balcanico nel network mondiale della solidarietà filocinese. Ecco perché l’accesso all’Albania Popolare non venne mai definitivamente precluso, men che meno agli italiani: bisognava, è vero, far valere il proprio curriculum ideologico, ma per tutti gli anni Settanta le cosiddette «Associazioni d’amicizia» garantirono a generazioni di «nuovi comunisti in apprendistato» indimenticabili viaggi militanti nella terra che aveva avuto «il coraggio della rivoluzione».

Forti di una solida base documentaria, queste pagine raccontano una dimenticata storia italo-albanese: messa nero su bianco per cominciare a ribellarsi al vuoto di memoria che ancora vige tra l’«Albania del Regno» e l’«Albania dei migranti».

Dettagli

Autore:
Serie: Enver Hoxha
Genere: Storia
Editore: Besa Muci Editore
Anno di pubblicazione: 2021
Pagine: 636
ASIN: 8836292100
ISBN: 9788836292103
Prezzo €: 27
Acquista ora
Acquista da Amazon

Libri correlati

Articoli pertinenti