Una crescita vera comporta – crescita del pensiero, emancipazione intellettuale ed emotiva. Alla tanta aggressività che ci circonda, a quella fisica e quella verbale, possiamo sempre scegliere come rispondere, e la risposta giusta, quella che non fallirà mai, è l’educazione che passa dalla famiglia, dalla scuola; educazione che passa anche tramite i libri e la lettura.
Ma come si presenta oggi il panorama letterario dell’Albania?
Quanto leggono i giovani? A che livello è l’editoria albanese e che ruolo occupano le donne nel mondo delle lettere? Esistono le librerie e le catene di distribuzione?
Intervista a Arlinda Dudaj – una giovane donna sulla vetta dell’ editoria albanese – Botimet Dudaj
Nascere – forse è semplice, ciò che è difficile, è crescere. Come nasce la vostra casa editrice? Con quale sogno?
La casa editrice Dudaj è davvero sinonimo di un sogno che è diventato realtà. I libri per me sono un grande amore, forse nati insieme a me, scritto nel mio DNA anche se questo non è scientificamente credibile. Sono legata a loro da quando ho iniziato a leggere le prime lettere. Ma essere colei che li sceglie, che li produce e li promuove, questo si che è stato un sogno. Pubblicare libri che avevo letto in lingue straniere e che non parlavano ancora albanese, è una delle cose più belle che mi è successo nella vita. Ero lì al momento e nel posto giusto, forse scegliendo ingenuamente di inseguire questo sogno e oggi sono orgogliosa di dove sono arrivata e ottimista su quello che posso ancora fare.
Una donna alla guida. Come è riuscita a diventare una delle case editrici più importanti del panorama letterario albanese? Quanto è importante per lei il ruolo delle donne nella nostra società e soprattutto, quanto spazio hanno le donne albanesi nel mondo letterario?
Penso spesso che l’Editoria sia un campo molto adatto per una donna. Certo, serve molta professionalità e determinazione, molta dedizione e soprattutto un grande amore per quello che fa, perché questa non è un’attività come le altre.
Un libro richiede che tu gli presti attenzione dal momento in cui scegli di pubblicarlo, tradurlo, curarlo nei dettagli fino all’ultima fase che è la più importante: posarlo nelle mani del lettore i quali dovrebbero sentire il tuo amore nelle sue pagine.
Ci vuole molta intuizione che le donne hanno di già in grandi quantità e che dovrebbero canalizzarla dove necessita. Il ruolo delle donne è ormai diventato imprescindibile anche nella nostra società maschilista, hanno saputo imporsi con forza nel mondo letterario, certo, c’è ancora molto da fare e serve un po’ più di solidarietà tra di noi.
Leggere cambia tutto. Quanto si legge in Albania? Quanto leggono i giovani, oggi?
Anch’io credo che la lettura possa cambiare il mondo in meglio. Rende le persone più sensibili, più premurose verso l’altro, dopotutto migliori. Noi in Albania abbiamo avuto un’ottima tradizione di lettura, eravamo ansiosi di leggere anche se molto spesso ci mancavano libri che non potevano essere pubblicati a causa della censura.
Oggi che abbiamo tante opportunità, leggiamo di meno, ed è ovvio che leggiamo di meno, perché lo si vede ad occhio nudo nell’aggressività che si manifesta nella società. Nonostante il fatto che la lettura stessa sembri essere una bella tendenza, le persone che leggono sono ancora apprezzate in Albania.
Non dico che i giovani non leggano, apprendono e leggono anche da lingue diverse, ma vorrei che fossero meno superficiali e trovassero un migliore equilibrio tra la tecnologia dei social network e la conoscenza profonda.
Quanto incide la divisione e le problematiche collegate ai due dialetti toskë e gegë, nella vostra scelta editoriale?
Non mi sembra che ci siano problemi profondi. Noi, come ogni paese del mondo, abbiamo una lingua standard, con tutte le discussioni e i disaccordi, è accettata e non credo ci sia un modo per tornare indietro.
Quindi questa è la lingua in cui vengono pubblicati i libri. Quello che mi dispiace è che gli esperti linguistici non stiano lavorando per arricchire il vocabolario con parole in Toskë o Gegë che esulano dal linguaggio standard e, per questo serve una passione che oggi in questa corsa sembra essersi persa. Io invece non sono contrario alla pubblicazione di testi scritti in dialetto, ma solo nei casi in cui questa sia una novità o una particolarità che non può reggere diversamente.
Le traduzioni sono un punto nevralgico per ogni autore, per ogni editore. Oggi, tanti scrittori, albanesi di origine, svolgono le loro attività letterarie all’estero, nei paesi dove risiedono, con ottimi risultati, ma ciò non sempre rende possibile il loro ingresso letterario in patria, causando una vera propria perdita non solo artistica, ma anche umana. Quanto lavora realmente l’Albania per non rifiutare questo contributo letterario così importante?
Non si tratta di rifiutare, anzi mi è capitato di essere stata rifiutata io da una scrittrice che scrive in lingua straniera e non acetava di essere pubblicato in lingua albanese, posso citare il nome perché oggi l’ho pubblicata ed è diventata una buona amica.
Ornela Vorpsi per molto tempo rifiutava di essere pubblicata in albanese ed ora, i suoi libri parlano albanese e il lettore li ama e si diverte molto. Non mi sembra che sia stato alcun ostacolo o rifiuto da parte degli editori albanesi per gli autori albanesi che scrivono in lingue straniere. Almeno parlando personalmente, dico che sono doppiamente aperta ai valori trasmessi dai nostri meravigliosi albanesi oltre i confini. Ora, ad esempio, sono molto felice di essere l’editore di un’altra scrittrice che ha scritto un libro molto bello, già venduto in alcune delle migliori case editrici del mondo, Lea Ypi e il suo libro “Libera“.
Quanta dipendenza c’è ancora tra la nostra letteratura e la politica?
Non credo che ci sia una connessione tra ciò che si scrive e la politica. Forse le connessioni politiche possono influenzare per ottenere un premio e questo è molto brutto, ma ciò che mi preoccupa di più è la mancanza di originalità nella nostra letteratura. Abbiamo tanti eventi, tanti traumi e scontri e in pochissimi libri lo trovo riflessioni veritieri e originali.
Un anello importante, è quello dei libri per bambini e ragazzi. Quanto spazio dedicate a loro nelle vostre pubblicazioni?
È un punto di forza e gli diamo molta attenzione, principalmente abbiamo autori stranieri, capolavori della letteratura mondiale tradotti da ottimi traduttori.
Quanto si sente la presenza dello stato albanese nelle riforme e nei progetti di sviluppo per l’editoria? A che punto è realmente l’Albania con le librerie e la distribuzione?
Questo invece è un punto troppo debole, siamo molto indietro. Tuttavia, è iniziata una tendenza a promuovere alcune pubblicazioni o per ausili che sono ancora a dir poco minimi per ciò che deve essere fatto. Occorrono maggiori fondi e sforzi per dare un notevole salto di qualità all’editoriale albanese. E il punto più scarso è esattamente la distribuzione e le librerie che mancano. Soprattutto nelle città fuori Tirana.
Quale è il suo consiglio verso chi vuole diventare uno scrittore?
Penso che scrittori si nasce. E per uno che porta il talento dentro se stesso, gli direi essere il più originale possibile e scrivere sull’Albania, abbiamo così tanti colori. E se sei originale, sarai sicuramente più universale.